Morbo di Parkinson: quali soluzioni per una riabilitazione efficace?

Il ruolo della riabilitazione nel piano terapeutico per la malattia di Parkinson

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La cura del morbo di Parkinson non può prescindere dall’ approccio farmacologico; ma integrare la terapia con un trattamento riabilitativo può ottimizzare notevolmente la gestione della malattia

La patologia degenerativa cronica del sistema nervoso centrale conosciuta con i nomi di «morbo di Parkinson», «malattia di Parkinson» o, più semplicemente, «Parkinson» (dal nome di James Parkinson, il medico inglese che nel 1817 ne diede la prima descrizione sistematica), nella maggior parte dei casi fa la sua comparsa tra i 55 e i 65 anni.

Tra i sintomi troviamo un evidente rallentamento motorio, spesso associato a tremore e a una rigidità muscolare di diversa intensità a seconda dei distretti corporei di volta in volta interessati.

«038» è il codice di esenzione specifico per la Malattia di Parkinson in Italia. L’analisi della sua distribuzione lungo le nostre ASL ha permesso all’Osservatorio Nazionale Parkinson di rilevare che ad oggi la malattia riguarda, direttamente o indirettamente, un totale di mezzo milione di italiani:

«Oggi, nel nostro paese, si contano circa 230.000 malati. Se immaginiamo inoltre che ad ogni paziente è associato almeno un caregiver è facilmente intuibile che si tratta di un fenomeno che in Italia riguarda circa mezzo milione di persone.». | Onp: il Parkinson per Pazienti e Medici 

La Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson delinea poi come l’incidenza della malattia nel mondo sia riscontrabile in tutti i gruppi etnici, con distribuzione diversa a seconda dell’età:

«La malattia è presente in tutto il mondo ed in tutti i gruppi etnici. Si riscontra in entrambi i sessi, con una lieve prevalenza, forse, in quello maschile. L’età media di esordio è intorno ai 58-60 anni, ma circa il 5 % dei pazienti può presentare un esordio giovanile tra i 21 ed i 40 anni. Prima dei 20 anni è estremamente rara. Sopra i 60 anni colpisce 1-2% della popolazione, mentre la percentuale sale al 3-5% quando l’età è superiore agli 85». | Che cos’è la malattia di Parkinson? 

Sotto il profilo anatomopatologico, l’origine della malattia è da ricercarsi in un processo di degenerazione neuronale con effetti di alterazione biochimica a livello di neurotrasmettitori importanti: in particolare, nella progressione del Parkinson sul soggetto interessato si osserva comunemente una notevole riduzione della quantità di dopamina. Proprio tale riduzione determina il contenuto dopaminergico del trattamento farmacologico standard per il Parkinson.

Ma come si presenta il quadro sintomatologico del soggetto interessato? Soprattutto nella sua fase iniziale, le difficoltà motorie rappresentano la limitazione principale nella malattia di Parkinson: il complesso dei sintomi è variabile e può comprendere tremore a riposo, rigidità, bradicinesia (lentezza dei movimenti) e, in una fase più avanzata, instabilità posturale (perdita di equilibrio) e disturbi del cammino.

Parkinson: instabilità posturale e disturbi del cammino

Il disturbo dell’equilibrio nella malattia di Parkinson è un sintomo che interessa la stabilità dell’intero asse del corpo. Solitamente dovuto a una riduzione dei riflessi di raddrizzamento, questo disturbo implica che il soggetto sia sempre meno in grado di correggere spontaneamente eventuali squilibri, specialmente mentre cammina o quando desidera modificare la direzione durante il percorso.

Rilevante fattore di rischio per le cadute, il disturbo dell’equilibrio rientra tra gli effetti del Parkinson che non trovano immediata risoluzione mediante la terapia farmacologica standard, a meno che essa non sia opportunamente integrata da un percorso di riabilitazione motoria studiato ad hoc sul complesso sintomatologico ed eziologico del paziente in questione.

Per quanto concerne invece il disturbo del cammino, nei soggetti interessati dal Parkinson tendenzialmente si osserva:

  • un atteggiamento camptocormico, ossia caratterizzato da una postura ingobbita in avanti;
  • scarsa ampiezza dei movimenti, soprattutto pendolari, delle braccia;
  • ridotta lunghezza dei passi, spesso ridotta fino a pochi centimetri;
  • festinazione, ovvero passi sempre più veloci e corti, come se il paziente inseguisse il proprio baricentro per evitare la caduta;
  • episodi di blocco motorio improvviso della marcia, noti come «freezing»: sono momenti in cui gli arti inferiori non rispondono ai comandi e i piedi sembrano incollati al pavimento.

Il perdurare di uno o più di questi sintomi, associati agli squilibri posturali, non comporta soltanto un’inabilità totale o parziale allo svolgimento delle normali attività quotidiane, ma può purtroppo rappresentare anche una causa di cadute.

Il ruolo del percorso riabilitativo nel piano terapeutico per il Parkinson

Sebbene la cura della malattia di Parkinson non possa prescindere dal trattamento farmacologico, inteso come base fondante del piano terapeutico, è di cruciale importanza che nella gestione della malattia rientri anche il trattamento riabilitativo.

La riabilitazione motoria, in particolare, si rivela un imprescindibile complemento per il paziente, in grado di migliorane la qualità di vita, di condizionare positivamente l’evoluzione della malattia e di mantenere stabile il dosaggio farmacologico.

A uno stadio iniziale del morbo di Parkinson, un piano riabilitativo basato sull’esercizio-terapia favorisce un rinforzo globale della muscolatura e un aumento sia dell’ampiezza dei movimenti che del grado di rilassamento muscolare. Grazie all’esercizio, il paziente acquista una consapevolezza del proprio nuovo stato psicofisico: su tale consapevolezza il soggetto potrà rifondare la fiducia nella propria postura.

Con la progressione della malattia, diventa inoltre indispensabile un percorso di neuroriabilitazione cognitiva che agisca sui limiti connessi a tutti gli aspetti della mobilità, quali:

  • il cammino
  • l’equilibrio
  • la coordinazione
  • la postura
  • la respirazione
  • la deglutizione

Nelle sue due componenti (farmacologica e riabilitativa) un piano terapeutico destinato ai pazienti in cura per la malattia di Parkinson ha dunque l’obiettivo principale di supportare il soggetto fragile e di renderlo il più autonomo possibile rispetto alle abitudini sociali, ludiche e lavorative.

Riabilitazione per il Parkinson: strumenti e tecnologie per un’analisi personalizzata del movimento

In ogni percorso di riabilitazione mirato a ristabilire l’equilibrio psicomotorio del paziente in cura per il Parkinson, un ruolo essenziale è giocato dai professionisti del movimento. Fisiatri, Fisioterapisti e Dottori in Scienze Motorie sono in prima linea non solo per studiare il piano riabilitativo specifico per il singolo soggetto in cura, ma anche per ricalibrare costantemente tale piano, adattandolo alle attivazioni compensatorie e ai miglioramenti posturali del paziente lungo il decorso clinico.

Una volta stabilito il percorso riabilitativo, la chiave per il successo del piano è rendere l’esercizio-terapia accessibile ed efficace sia per il paziente che per il professionista: il primo, infatti, deve essere supportato e motivato in ogni fase del movimento, mentre il secondo necessita di effettuare valutazioni precise e misurazioni affidabili delle sessioni di esercizio.

La tecnologia a biofeedback rappresenta una soluzione ottimale per analizzare con precisione il movimento. Si tratta di una modalità strumentale basata sull’autoregolazione, attraverso la quale il dato biometrico registrato da un sensore posto su un segmento corporeo viene riprodotto automaticamente sotto forma di riscontro (feedback) uditivo e/o visivo.

In particolare, è proprio grazie alla rappresentazione grafica in tempo reale del movimento che il soggetto in cura si rende progressivamente autonomo e in grado di regolare le proprie azioni fisiche, sia in termini di sforzo che di correttezza della prestazione. Un’autoregolazione che, contestualmente, consente al professionista del movimento di valutare i parametri di miglioramento, di confrontare i dati di più sessioni e di stimare i tempi di recupero e il livello di difficoltà da attribuire agli esercizi successivi.

Nel caso della malattia di Parkinson, dispositivi medicali CE classe 1/m come Riablo di Euleria hanno ampia applicazione sia rispetto alla riabilitazione neurologica che per quanto concerne il ripristino parziale o totale delle funzionalità motorie (tra cui equilibrio, core stability e cammino).

Ed è proprio all’altezza della rieducazione vestibolare (relativa all’equilibrio) e della prevenzione delle cadute che strumenti come Riablo possono fare la differenza nel trattamento riabilitativo per il Parkinson; tra i moduli di esercizio-terapia di Riablo, particolarmente dettagliato è ad esempio quello dedicato all’equilibrio bipodalico:

Riablo | Test dell’equilibrio: Inclinazione Tronco | Valori
Riablo | Test dell’equilibrio: Inclinazione Tronco | Grafico

Oltre ai 150 movimenti di base che consentono di riabilitare tutti i distretti corporei, con Riablo è inoltre possibile decidere il tempo della singola ripetizione, del mantenimento e del riposo, anche all’interno di un range articolare stabilito a priori. Queste e molte altre funzioni associate alla tecnologia a biofeedback di Riablo hanno l’obiettivo ultimo di agevolare il paziente lungo un percorso di riabilitazione specifico e delicato come quello del Parkinson.

Leggi anche: Progettare un percorso di esercizio-terapia con Riablo: novità e implementazioni della versione 3.0

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